I capricci del bambino: un’ottica sistemico-relazionale

Molto si è scritto rispetto ai capricci del bambino, alle modalità di gestirli e alle strategie per evitarli. E se guardassimo ai capricci come uno strumento comunicativo di un disagio più ampio? Sicuramente è noto ai più che il bambino, con modalità che spesso risultano difficili da capire, fa una richiesta ai suoi genitori: attenzione. Talvolta questa richiesta non è finalizzata solo ad aspetti che riguardano il bambino in primis. 

Ma andiamo con ordine. 

Ogni famiglia è un sistema; pensiamo alla famiglia come il motore di un’automobile e ai componenti della famiglia come i singoli pezzi del motore. Ogni pezzo ha il proprio ruolo e la propria funzione nel meccanismo del motore, così come accade nella famiglia: ogni membro ha ruoli e funzioni nella struttura familiare. 

In una famiglia, inoltre, esistono dei confini che delimitano e circoscrivono i piani generazionali (la generazione dei nonni, dei figli, dei nipoti). Questi confini sono più o meno flessibili e tale flessibilità è determinata da regole di comunicazione implicite ed esplicite.

Le regole, quindi, qualificano i confini e i confini a loro volta danno struttura alla famiglia e ai ruoli/funzioni dei singoli. Per rendere questo concetto proverò a riprendere l’esempio del motore: i singoli pezzi meccanici seguono delle regole di funzionamento; il funzionamento permette l’avvio del motore e la qualità della resa dell’automobile. 

Il comportamento del bambino può essere una spia del funzionamento familiare e il capriccio spesso ci parla di una funzionamento non armonico, in disequilibrio tra gli aspetti che abbiamo visto prima (regole, confini, ruoli). Insomma il bambino ci dice con i suoi comportamenti “C’è qualcosa che non va”. 

Ad esempio possono esserci regole rigide che non si adattano flessibilmente al variare delle circostanze e che danno luogo a confini molto rigidi; viceversa i confini possono essere deboli (o diffusi, come direbbe Minuchin) laddove le regole interne al sistema non sono definite. 

Altresì possono esserci regole contraddittorie e imprevedibili quindi insicure. 

Esistono anche delle “configurazioni” familiari che predispongono ad un’inversione di ruoli: ad esempio bambini adultizzati e iper responsabilizzati a fronte di genitori rimasti ancorati a bisogni affettivi insoddisfatti nella loro infanzia/adolescenza e che quindi chiedono “conforto” ai loro figli. Oppure bambini “dimenticati” poiché i loro genitori non hanno mai effettuato un vero svincolo dalla propria famiglia d’origine. 

Il capriccio del bambino può essere quindi un campanello d’allarme di un disequilibrio familiare, quindi in un certo senso è bene che il capriccio si manifesti affinché venga ascoltato per andare oltre il capriccio stesso e aprire l’orizzonte sull’intero sistema familiare. 

Il capriccio è spesso un tentativo che il bambino mette in atto per ristabilire l’equilibrio tra regole, confini e ruoli familiari.

Da solo non ce la fa, quindi chiede aiuto come può. Ascoltiamolo!